sabato 27 novembre 2010

Giarre - Ospedale e PTA: "giochi" alle spalle dei cittadini

A poco più di dieci giorni dall'inaugurazione, il PTA di Giarre è al centro di polemiche, dichiarazioni e controdichiarazioni e perfino scenario di possibili vicende giudiziarie con protagonisti di calibro nazionale.
Faccio il punto della situazione, per come vedo io le cose.
Il 15 novembre viene inaugurato IN POMPA MAGNA, bene dirlo a grandi lettere, perchè così è stato, il PTA del Distretto sanitario di Giarre, magnificato come fosse il più moderno e testato modello di servizi sanitari che si potesse attuare mai !!
Poichè NON anticipato da alcuna azione di informazione e condivisione con la popolazione, poichè allocato dentro l'ospedale di Giarre, in evidente stato di declino e depotenziamento, poichè preceduto da esperienze, vedi quella di Comiso, per restare in Sicilia, di inaugurazione di un PTA che anticipa la chiusura dell'ospedale, poichè lo stesso direttore generale dell'A.S.P. 3, dr Calaciura, in un incontro tenutosi all'ospedale di Giarre nel maggio di quest'anno disse che, in prospettiva, in un'ottica di contenimento e razionalizzazione della spesa sanitaria, l'esistenza di ambulatori all'ex Inam, dell'Ospedale e del PTA, poteva vedere l'accorpamento di qualcuna di queste strutture, per tutte queste ragioni, l'apertura del PTA è stata fortemente avversata dalla Rete delle associazioni e dei cittadini in difesa dell'ospedale di Giarre, (che per protesta non ha partecipato ai festeggiamenti) e da un gruppo di cittadini che hanno protestato con una finta lapide la morte dell'ospedale, peraltro al grido di "Vergogna" rivolto in particolar modo alla senatrice Anna Finocchiaro del PD, presente accanto al marito, dr Melchiorre Fidelbo, al'inaugurazione del PTA.
Quest'ultimo particolare, per i più inizialmente privo di nesso con la sanità giarrese, si è reso subito dopo chiaro per via dell'incarico, con relativo ingente importo (circa 350 mila euro) liquidato dalla ASP 3 alla Solsamb, la società del predetto marito dell'illustre parlamentare per l'informatizzazione e la messa in rete, con al centro il PTA, dei servizi sanitari di Giarre e la creazione del fascicolo, o cartella sanitaria elettronica. Un incarico, con relativi echi e risvolti, che Repubblica, edizione di Palermo, illustra bene in questo articolo di ieri (questo il link) ed in questo, di oggi (qui il link)
E mentre dal 15 novembre, giorno della inaugurazione del PTA, ad oggi, si sono susseguiti a raffica articoli di giornali, su carta stampata e sul web, servizi televisivi e trasmissioni TV, ciò che di certo si registra oggi è, in sintesi, il seguente stato di cose.
1) La posizione ufficiale del direttore dell' ASP 3 e del direttore del Distretto sanitario di Giarre che negano ogni depotenziamento dei servizi sanitari e dell'Ospedale. Di oggi, da ultimo, le dichiarazioni in tal senso sul quotidiano "La Sicilia" del direttore generale ASP 3, dr Calaciura, che, peraltro cerca di tirarsi fuori dalla faccenda dell'incarico a Sosamb, che pure egli ha firmato nel luglio scorso.
2) L'esistenza, solo su disposizione della Commissione Parlamentare d'Inchiesta, di una carta dei Servizi forniti dal Presidio ospedaliero di Giarre, tuttavia (sembra fatta solo per dovere..) mai pubblicata, mai diffusa alla popolazione, e, forse, già superata dagli eventi;
3) Un Pronto Soccorso con pochissimo personale,mai potenziato come più volte promesso, con un triage che non è tale, perchè, pare, basta andare per verificare, effettuato da personale non specializzato..!!
4) I reparti di Chirurgia, Otorinolaringoiatria e Ortopedia che, stando alle disposizioni regionali e aziendali, a Giarre dovevano di sicuro essere garantiti, in via sperimentale, almeno per un anno, che,invece,dovreanno chiudere dal 1° diecmbre p.v. Nell' ordiananza datata 23/11/2010 (attuazione ordine di servizio n. 85 del 08/11/2010), trasmessa a medici e paramedici degli ospedali di Giarre ed Acireale a far data dal 01/12/2010, si legge che: a) verranno disattivati i nove posti per i ricoveri in regime ordinario della U.O di Chirurgia; b) al fine di prestare le necessarie cure sanitarie, il reparto continuerà a funzionare fino alle dimissioni di tutti i pazienti; c) sempre dal 01/12/2010 sarà disattivato il P.L. per i ricoveri diurni programmati dell’U.O. di Ginecologia. (notizie tratte da un comunicato dell'Ufficio Stampa del Comune di Giarre ( questo il link)
5) La gestione dell'apertura e dei finanziamenti del PTA poco trasparente, tanto da destare legittimi sospetti di inciuci e facilitazioni (vedere articolo di Repubblica, sopra linkato) e già oggetto, questi ultimi, di promesse querele da parte della senatrice Anna Finocchiaro..
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Ecco, questa la situazione, queste le cose che meritano di essere rese note a tutti.
E che fa il cittadino di Giarre e dintorni se ha un accidente? Si augura che gli succeda lontano da Giarre!!! "What else?" direbbe George Clooney..
E intanto a Ribera, per la chiusura dell'ospedale, che verrà trasformato in centro di riabilitazione, scendono in piazza circa due mila persone, sindaci in testa compresi, a difesa del diritto alla salute di quel Distretto che conta circa 60 mila abitanti..Il Distretto di Giarre, lo ricordo, serve una popolazione di oltre 100 mila abitanti, che si quadruplica nel periodo estivo, per la presenza di turisti attratti dalle spiagge e dal porto turistico di Riposto.

martedì 16 novembre 2010

L'Ospedale di Giarre e l'inaugurazione del PTA

(Riporto l'interessante nota di Francesca Arnone.)

Oggi, 15 novembre 2010 è stato inaugurato all’interno dell’Ospedale di Giarre il PTA (Presidio Territoriale di Assistenza).Ecco cosa succede.
I PTA dovrebbero essere dei servizi sanitari, che, concepiti con lo scopo di razionalizzare la spesa e l’offerta sanitaria, offrono, in alternativa ai servizi ospedalieri, prestazioni di tipo ambulatoriale per casi, soprattutto, di malattie croniche, come ad esempio il diabete. Di fatto sono dei servizi ambulatoriali, previsti e finanziati (almeno per ora, per il futuro non si sa perché non vi è alcuna garanzia di continuità) dalla Legge Regionale di riforma del sistema sanitario siciliano. Forse, in un contesto di sanità che funziona e dislocati efficacemente nel tessuto territoriale, possono essere un filtro tra i medici di famiglia e gli ospedali. Ma un PTA collocato dentro un ospedale, quello di Giarre, che da anni si sta vedendo progressivamente svuotato di reparti, di personale e di strumentazione non può non destare il sospetto che si tratti, in realtà della vera morte dell’Ospedale di Giarre in quanto tale e del suo declassamento a mero poliambulatorio, come peraltro avvenuto in altre realtà territoriali in cui è stato implementato. Nonostante vi siano tutte queste premesse negative, l’inaugurazione ha avuto il bene placido dell’Amministrazione comunale giarrese, che incapace posizioni indipendenti e critiche, si è detta, per bocca del sindaco, sig.ra Sodano, felice perché "una apertura è meglio di una chiusura”. E non solo, l’evento è stato inserito in un il clima generale da kermesse trionfalistica! I vertici della ASP di Catania, i vari rappresentanti istituzionali regionali e locali e due dei massimi rappresentanti nazionali del PD (Livia Turco e Anna Finocchiaro) tutti hanno tratteggiato in termini di vittorioso traguardo l’inaugurazione di questo PTA!!
Di contro a questo clima festoso e raggiante (??!!??) una città un territorio, assenti, almeno in forme organizzate di massa, come ad esempio una grande contromanifestazione! Peccato! Sarebbe stato un bel segno di dissenso netto e compatto, che avrebbe marcato chiaramente le responsabilità e le differenze tra politici e dirigenti ASP plaudenti da un lato e cittadini, desiderosi solo di difendere il proprio diritto alla salute dall’altro.
Ciò nondimeno non posso non ricordare che segnali concreti di una cittadinanza attiva, che reclama diritti e che propone, ci sono nel nostro territorio e vanno giustamente evidenziati.
In primo luogo la Rete di associazioni e cittadini, che oggi ha manifestato il proprio dissenso con l’assenza all’inaugurazione, da tempo si batte, forte anche del consenso di circa 16 mila firme raccolte, per la difesa dell’Ospedale di Giarre come realtà funzionante . Lo ha fatto, e continua a farlo, tallonando l’ASP sul rispetto degli impegni assunti, riuscendo a portare la questione all’attenzione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sugli errori in campo sanitario ed infine da ultimo strappando all’ASP la redazione della carta dei servizi ospedalieri forniti dal Presidio di Giarre, documento quest’ultimo importante ed “ovvio”, ma che tuttavia non era stato fino ad ora prodotto. Altri gruppi e singoli cittadini sono pure presenti nell’hinterland giarrese ed oggi hanno manifestato visibilmente presentandosi all’inaugurazione con una provocatoria lapide in polistirolo dell’Ospedale di Giarre e chiedendo il “commissariamento dell’ASP 3”.
Le presenze di cittadinanza attiva, dunque ci sono, ma, ahimè, spesso non trovano il giusto rilievo negli organi di stampa locali e spesso sono oggetto di critiche e polemiche sterili, anche intestine.
Ecco, dopo quanto fin qui esposto credo che di positivo ci sia almeno una cosa: una chiara individuazione di responsabilità (della Regione, dell’Amministrazione comunale giarrese e purtroppo anche del PD) nell’avere voluto questo modello di sanità e nell’averlo così applicato nel Distratto di Giarre!! Ricodiamocene tutti bene, da oggi in poi, e facciamo le nostre osservazioni e valutazioni!



giovedì 17 giugno 2010

L'acqua ci piace e la vogliamo pubblica

L'acqua, uno degli elementi naturali essensziali, ci è indispensabile per vivere, non può pertantoessere un bene accessorio, da gestire con impresa privata e con profitto!!

venerdì 28 maggio 2010

Vittoria: Torre archirafi riavrà il suo arco come prima!


Dopo le proteste di molti cittadini, il sopralluogo di ieri mattina e la decisione di rimuovere quell'orribile cemento è stata presa!
La notizia è stata pubblicata oggi dal quotidiano "La Sicilia" a pag. 44.
Siamo doppiamente contenti di questo risultato perchè da un lato rappresenta una vittoria della spontanea e convinta protesta cittadina e dall'altro restituisce l'"anima" al borgo marinaro di Torre che con quell'arco si identifica!
Aspettiamo dunque fiduciosi, senza tuttavia abbassare la guardia, e speriamo di rivedere presto l'arco come, e meglio di prima!
Certo, questa bruttura, chi ha autorizzato i lavori, chi li ha seguiti, ecc..avrebbe potuto e dovuto vederla prima! Era troppo evidente per non accorgersi che stava stravolgendo il volto di Torre e che non bisognava continuare quel tipo di lavori! Nell'articolo de "La Sicilia" si legge che non vi saranno oneri aggiuntivi per l'attesa rimozione del cemento. Ok, ma se ci si fosse fermati prima, si sarebbe evitato di impiegare così male il denaro pubblico (fondi regionali?)!
Comunque, alla fine, come si suol dire, meglio tardi che mai!

mercoledì 26 maggio 2010

Se questa è Torre Archirafi



Ecco, se questa è Torre..!!
L'arco di palazzo Vigo a Torre Archirafi è da sempre "il" simbolo del borgo marinaro. Cambiarlo così, insieme alla facciata del palazzo, schiarendolo e alliscisciandolo (mi scuso per i termini impropri, ma non sono una esperta in materia) senza aver sentito la cittadinanza, senza tener conto che non un palazzo e/o un arco qualunque si stavano ristrutturando, bensi l'immagine di Torre Archirafi nel mondo, non ci sembra sia stata una bella cosa di cui andare fieri, anzi!! Ci sembra un'operazione assolutamente non curante del forte impatto estetico, poco rispettosa del patrimonio affettivo ripostese, e infine anche poco democratica ! Non mettiamo in dubbio (perchè non lo sappiamo, ma qui poco rileva) la legittimità dell'intera operazione, ma francamente ci sembra che il risultato sia davvero BRUTTO!!!



Finisco con una foto dell'arco com'era prima, fino a poco tempo fa, come ce lo ricordiamo e lo
amiamo!!



Eccoli i mattoni, le pietre laviche e la prevalenza del grigio scuro che identificano l'arco, palazzo Vigo e l'intera Torre Archirafi! Non quell'anonimo grigio bicolore liscio!

domenica 11 aprile 2010

Giarre Sbaruata

Scritta da Andrea Torrisi
Recitata da Massimiliano Raciti e Andrea Torrisi durante la Manifestazione Studentesca contro il depotenziamento dell'Ospedale "San Giovanni di Dio e S.Isidoro" di Giarre.





Vivu nda na terra accussì smurfiusa
Ca quannu arridi nda ucca si virunu i purtusa,
Stu paisi avi na gran famuna,
ca macari unu di fora sa n’adduna:

a cintura a tenunu stritta stritta
e mancu i cafè a tenunu additta.
Tutta stotta ca pari mpappagghiuni
Tant’è ca si peddi nde…. Magghiuni.

Assira mi fici ngiru cu me figghia
Ammenzu a sti cosi fatti a lassa e pigghia:
stadi, tiatri piscini, jaddini unni ci chiantanu pruna
cosi visti mancu subbra a luna.

I cristiani, sbarruati, peddunu i staffi,
sempri si non finisciunu intra e scaffi.
I cristiani, sbinturati, non ni ponnu cchiù
Macari intra o garagi s’attrovanu strisci blu.

“U sapisti chi si misi a vinniru mbari Pippu
Chiddu ca vadagnava sulu co scippu?
Si misi a vinniri rassura
Di quantu ni costa a spazzatura!”.

“U sapisti chi si misi a vinniri mbari Turi
Chiddu ca vadagnava cu l’usuri?
Arangini nda bancarella ca lurdìa:
tantu a licenza mu dici cu cia spia?"

U cossu italia è sempri chinu di cristiani
Ma i negozi su leggi: manchi i cani!
I commeccianti paianu ddu voti la misata
Ppi l’affittu e pi n’aviri a machina abbruciata.

Si boi iri a scola pottiti da casa na classi
Picchì chiddi ca ci su ‘dda finestra i ittassi.
Unni sa mentiri u carusu da scola?
Si lu metti ndo corridoio sa n’abbola.

U voi mentiri ndo bagnu?
Si, ma accu ‘ttrasi ci pigghia ncoppi i spagnu.
Uvoi mentiri ndo cuttigghiu?
Cettu, pari ca ‘dda menzu c’è to figghiu.

Duluri di pettu, duluri di panza, duluri rinali
Ma c’è ancora u spitali?
Do cristianu cchiù megghiu, a chiddu ca è fangu
Tutti avemu i dirittu di nasciri e di ittari sangu.

Non ci schizzamu cu sti cosi
Ca ‘ppi fari nasciri picciriddi ‘cca ci ni vosi
E quannu chiudemmu l’occhi du sicunni
Ni ficimu pigghiari pi bestia tunni.

Giari s’avissa vattiari
Ma macari l’acqua ni volunu livari
Giari s’avissa cunfissari cchiù spissa
Ma senza soddi non si canta missa.

Giari s’avissa pigghiari a comunioni macari
Ma pi fallu pi n’ura prima non sa mangiari
Giari s’avissa a crisimari
Ma ci su troppu patrozzi ca u ruluggiu ci volunu ligari.

lunedì 29 marzo 2010

L'ospedale "nuovo" di Giarre

Chi, come me, negli anni ’80 era ancora un bambino o adolescente, ricorda benissimo che “u spitalettu” era luogo di vergogne “giovanili”, ai tempi tale vergogna aveva poco a che fare con lo squallore politico che si celava dietro una delle più scandalose incompiute di Giarre; si trattava di una vergogna differente da quella che associamo oggi a quel luogo; era un luogo di perdizione piuttosto che un luogo nel quale si conducevano squallidi giochi di potere.
Ricordo ancora che solo a nominare “u spitalettu” scaturivano sorrisetti maliziosi da far arrossire le pietre.
Io, cresciuta a Macchia, percepivo forte quel senso di disagio, quell’imbarazzo mal celato anche solo nell’individuare la zona.
Ma il tempo è passato, Macchia è cambiata (non è più la periferia, la zona di serie B, adesso è migliorata rispetto al passato), Giarre è cambiata; oggi i ragazzini non provano vergogna per niente, però noi, adolescenti e giovani degli anni ’80, quella vergogna nei confronti di quel luogo continuiamo a provarla. Oggi non lo consideriamo più il posto in cui si consumavano ignobili atti “impuri” (chissà poi quali, in fondo forse ci si imboscavano le coppiette, niente di che) , oggi è diventato qualcosa di peggio: oggi, quello che dovrebbe essere il simbolo del riscatto sociale di una cittadina rimasta troppo tempo sopita, è invece diventato ulteriore motivo di vergogna. Oggi l’ospedale nuovo di Giarre rappresenta soltanto un pretesto per fare propaganda politica; solo una scusa per condurre giochi di potere che non approvo, non comprendo e vorrei tanto non esistessero. Ancora oggi si rischia di arrossire parlando dell’ospedale nuovo di Giarre, di come sia stato strumentalizzato a fini politici, di come ci sia stato donato e di come veniamo privati poco a poco di un bene estremamente prezioso.
Ma come diceva il buon vecchio De Andrè “dai diamanti non nasce niente, dal letame può nascere un fiore” e dal letame di tutta questa triste vicenda sta nascendo la consapevolezza che di fronte a tali eventi vergognosi non esiste colore politico, non esistono ideologie contrapposte, ma esiste un’unica forza coesa: la lotta per il bene comune; la difesa di chi non può difendersi. E ciò è dimostrato dalle tante associazioni che sono unite in questa battaglia, dalle tante persone che donano il loro tempo e la loro volontà per non doversi più vergognare di quel luogo, ma per poterlo ergere a vanto cittadino. È questo il riscatto tanto agognato per quel luogo che tanto ci ha fatto arrossire per pudore e che oggi è riuscito a dare uno scossone ad un nucleo sociale che per troppo tempo ha permesso che alcune cose gli scivolassero addosso nella quasi totale indifferenza. Oggi quell’indifferenza non va più bene, oggi c’è voglia di capire perché succedono cose sbagliate e c’è la necessità di cambiare queste cose, oggi non vogliamo vergognarci più.
Un elogio a chi si sta battendo per questa causa.
Bravi ragazzi, siete l’orgoglio di Giarre e dei Giarresi!!!

sabato 20 marzo 2010

Ospedale di Giarre: cosa chiediamo e vogliamo!

Di Angelo D'Anna

E' stato ribadito che i posti letto per acuti saranno 99 cui si aggiungono 18 in Day Hospital ... per posti letto è il terzo dei 7 ospedali "periferici". Oggi in tanti si dichiareranno soddisfatti e misureranno tale sentimento in base al proprio angolo visuale: sappiamo che la stessa cosa può essere apprezzata diversamente a seconda delle condizioni di partenza, delle aspettative, del grado di impegno e coinvolgimento fisico ed emotivo. Come Rete delle Associazioni osserviamo che la mobilitazione civile, ordinata, capillare, multiarticolata di tanti cittadini ha certamente sortito degli effetti positivi "sul dimensionamento"... Non si era vista una mobilitazione così estesa, che ha coinvolto trasversalmente tanti diverse entità sociali, culturali, politiche, ... le agenzie educative, le associazioni di categoria, i media, ... e che da Giarre, poi Riposto si è estesa gradualmente a Mascali, Piedimonte e poi a tutti i Comuni del distretto sanitario ed oggi anche aii Comuni confinanti con il distretto (S. Venerina, Zafferana, Acireale ... ma anche Randazzo sull'altro versante). Ma non è sufficiente guardare ovviamente alla quantità: dobbiamo adesso guardare ai contenuti specifici, capirne i tempi realizzativi, vedere se si avranno duplicazioni a mero vantaggio del P.O. di Acireale che contraddirebbero ancora alle logiche riorganizzative. Adesso, come abbiamo sempre scritto, vogliamo che l'Ospedale faccia un salto di qualità in termini di efficacia ed efficienza, che ritorni ad essere punto di riferimento per i cittadini che debbono sapere quali servizi troveranno, servizi connotati da professionalità, cortesia ed attenzione all'ammalato, centro del servizio sanitario e non oggetto su cui scaricare le debolezze ed inefficienze dell'organizzazione. Pertanto le azioni in campo continueranno, e saranno resi chiari ed espliciti gli obiettivi su cui misureremo l'effettiva volontà di migliorare il nostro Ospedale. Noi oggi, avendo messo nero su bianco cosa ritenevamo importante garantire per l'Ospedale di Giarre saremo in condizione di "misurare" il grado di soddisfazione e, come detto, non ci fermeremo solo alla prima analisi ... già da domani proveremo a dire queste cose al Presidente Lombardo, che sappia cosa è stato fatto e cosa si farà in prosieguo ...

(N.D.R) Il commento originario di Angelo D'Anna, si trova a questo link e mi è sembrato molto adatto a riassumere la situazione di oggi 20/03/2010)

domenica 7 marzo 2010

Io vengo da qui (Giarre-Riposto)


Non si può non partire da sé stessi. Sono nato a Riposto quando ancora qualcuno nasceva in casa e da gente onesta e laboriosa. Mio padre faceva il bracciante, mia madre, che il Signore mi conserva ancora, la casalinga e aiutava papà in campagna. Dal 1973 al 1993 abbiamo abitato a Macchia di Giarre, ma una parte del mio cuore stava di casa a Quartirello di Riposto. Nato a Riposto, residente a Giarre. Qualche volta si va in autobus, qualche altra volta in bicicletta. Anche a piedi: sono un po' lento ma non ho mai avuto paura di camminare. Ci sono i fiori della signora P. da andare ad innaffiare a Riposto in estate e quel giardinetto e l'odore del garage ce li ho ancora negli occhi e nel naso.
Appartengo a una generazione che non ha mai visto muri tra Giarre e Riposto: quei muri, che alcuni definiscono invisibili, semplicemente non esistono, secondo me.
Via Settembrini e Via Ungaretti erano le strade che mi venivano più comode per raggiungere Quartirello, il frigo della nonna sempre pieno di squisitezze, la dolcezza, sempre comprensiva e disponibile verso tutti della zia G. e l'amore ruvido, egoista e generoso allo stesso tempo, della nonna M.
Per altri versi non mi sento di dire di avere avuto un'infanzia e un'adolescenza felici, ma resta il fatto che io vengo da qui e ne sono contento. Vorrei che lo fossero anche tutti gli altri e sono convinto che in cuor loro lo sono. Solo che per parecchio tempo non lo è sembrato. Ora è tempo di far affiorare questa contentezza e questo orgoglio, di usare il cervello e far lavorare la fantasia.
Il Corso Italia è lastricato di basalti e arriva quasi fino al mare. E molto lungo e da lontano sembra un fiume nero. Magari è per questo che col tempo la gente è diventata scura e monotona. Il fatto è che non ci rendiamo conto che quei basalti sono bellissimi, tutti diversi gli uni dagli altri, hanno il colore serio della lava della nostra montagna dopo che si è raffreddata. Ma c'è bisogno continuo di lavoro di scalpello, per renderli meno sdrucciolevoli e meno uniformi.
Del resto il Corso Italia unisce Giarre e Riposto senza interrompersi nemmeno alla ferrovia che ha unito e unisce la Sicilia orientale. Spero che a nessuno mai venga l'idea di chiudere quel passaggio con un muro. E' essenziale che il flusso tra Giarre e Riposto non si interrompa mai a quel passo, se non l'unico, è il più potente dal punto di vista simbolico.
Io vengo da qui, un posto dove ci sono anche tanti problemi: una classe politico-amministrativa che non sempre è stata od è all'altezza della situazione. Non condivido neanche l'opinione che in passato sia stata meglio di oggi. L'oggi è sempre figlio del passato e il fatto che ieri abbiamo avuto onorevoli e ministri in fin dei conti non ci ha portato alcun vantaggio, se non monumenti e vestigia di una "scuola architettonica" fondata sui lavori pubblici incompiuti e i cui architetti non volevano fare niente di grande od originale ma solo affari.
La delinquenza che avanza sempre e diviene man mano sempre più rozza e ignorante e per questo più pericolosa: tutta una classe di persone da contenere, ma anche da recuperare, perché se vogliamo stare tutti più sicuri non bastano i poliziotti, occorre anche la diffusione di una cultura, ma quella viva e vitale che sorge sponanea nelle comunità coese e si sviluppa fuori dalle case degli snob e degli intellettuali . E occorre anche dare a tutti quelli che lo vogliono la possibilità di lavorare, magari duramente, migliorando la loro posizione e quella dei figli. Come si faceva una volta quando c'erano gente come mio padre e mia madre che non hanno lesinato nessuno sforzo pur di aiutare mio fratello e me a raggiungere un futuro meno precario del loro.
E poi l'economia che si è trasformata da agricola e commerciale in una gelatina opaca, dove non si sa più nemmeno qual'è il settore trainante e su cosa bisognerebbe puntare. Un economia che sicuramente avrebbe necessità di una struttura amministrativa nuova, sovracomunale, che guardi con lungimiranza e coordini gli sforzi e la buona volontà di tutti.
Tuttavia, malgrado i problemi, io vengo da qui e non voglio andare in nessun altro posto. Quindi non mi resta che amare, resistere e, se necessario, fare sentire la mia voce arrabbiata. La nostra voce arrabbiata ma onesta e pacifica. Veniamo da qui e qui vogliamo restare, qui resteremo legati ovunque ci spostiamo.
Personalmente non credo che alla fine ci sarà Giarre-Riposto, ma che quando decideremo di ricominciare, tutti insieme le daremo un nome nuovo, che porti bene alle generazioni nuove.

sabato 20 febbraio 2010

... ma non toccatemi la pista di atletica!...

Di Carlo Russo

Continuo a leggere delle incompiute giarresi e mi turba parecchio che la pista di atletica venga considerata tra le incompiute. Certo, se i Signori per bene che sono soliti scrivere delle incompiute intendono una pista di atletica con pista nuovissima, tribune numerate e con poltrone in pelle umana, illuminazione da 300 kW e musica new age di sottofondo... non posso che concordare con loro che la nostra pista di atletica è penosa. Vorrei però far notare a lor Signori che io e tantissimi altri straccioni come me non ci vergognamo di andare lì ad allenarci da anni e, sinceramente, mi seccherebbe trovare il cancello chiuso e non potere più fare attività fisica perchè la pista deve essere data in gestione a qualche associazione... voi mi capite, vero??
Una pista di atletica serve a dare la possibilità di fare sport in libertà... se a qualcuno sembra brutta... farebbe meglio a non venire a correre lì e andarsene invece in una delle numerosissime palestre di Giarre.
Per quanto riguarda me e qualche migliaio di giarresi compresi tantissimi ragazzi delle squadre giovanili di calcio che lì si allenano e disputano i loro incontri di calcio, ci piacerebbe potere continuare a correre e giocare senza problemi: se qualcuno vuole combattere per le incompiute lotti pure per l'ospedale, il teatro, la piscina, i campi da tennis di Trepunti, la casa di riposo... obiettivi ce ne sono parecchi ma vi prego di tenere fuori da queste storie la pista di atletica.
Vorrei infine ricordare a quelle solerti menti pensanti che vorrebbero fare della pista una sorta di area...teatrale da adibire a spettacoli di non si sa chi... che a Giarre esistono parecchi anfiteatri che, dicono, sono stati costruiti proprio per questo fine...
Mi verrebbe da ridere se tra qualche anno dovessi andare a correre nell'anfiteatro di Trepunti perchè nella pista di atletica si sta rappresentando l'Amleto di Shakesperare......

venerdì 19 febbraio 2010

Ancora sul c.d. "Incompiuto siciliano"


Pubblico le pertinenti osservazioni di Alfredo D'Urso sul c.d. "Incompiuto Siciliano", inviatemi, su Facebook, come commento al post precedente.


Caro isidoro,
la logica che ci stava dietro me l'ha spiegata un funzionario del comune quando ero consigliere comunale e gli chiedevo a che servivano certe opere: " dutturi ma si ni dununu u finanziamentu ci putemu diri di no"? Era il 1990 circa, poco prima di tangentopoli. La cosa funzionava, e in una certa misura funziona così ancora oggi, che veniva qlc da Palermo che proponeva un progetto per qlc, non importa se utile e inutile, che era finanziabile e così iniziava il meccanismo del progetto, del finanziamento, della variante etc. etc.. Giarre ha avuto la (dis) avventura di essere uno dei centri di questo meccanismo per via di Sindaci ed Onorevoli vari con entrature a Palermo e a Roma. Ma questa è storia ed è inutile che la racconto a te che la conosci benissimo e l'hai sintetizzata efficacemente.
E adesso? Che ne facciamo di queste opere incompiute?
Qualcuno dice facciamone un parco. Nulla in contrario in linea di principio, anzi è bene che se ne parli e dobbiamo ringraziarli per aver lanciato l'idea, solo due o forse tre obiezioni.
Non è possibile che talune opere, per esempio il campo di Atletica (o di polo) o lo stesso teatro ed il Chico Mendes, con una piccola spesa possano essere rifunzionalizzate e rese utilizzabili per la comunità? Non è necessario nè utile rispettare il progetto originario che ormai si è capito era senza senso e non rispondente ai bisogni della comunità.
Non è possibile che talune di queste opere possano essere completate con il contributo di capitali privati in cambio della gestione?
Ultima obiezione. Ma siamo sicuri che l'idea del parco sia economicamente sostenibile? Se lo è, tolte le opere che possono essere rifunzionalizzate, nulla toglie che i promotori possano accedere a finanziamenti pubblici e privati per gestire un parco di tale natura.
Questo perchè, se ci rifletti(amo), dobbiamo smettere di pensare la pubblica amministrazione come ente erogatore di servizi e sempre più come ente regolatore che Governa i processi con il concorso degli attori sociali del territorio.
Ti ringrazio della nota e delle tante cose stimolanti che ci hai messo.
Alfredo

domenica 14 febbraio 2010

Incompiutando

Incapaci di finire le cose.
Ho un amico che non riesce mai a finire le cose, tranne i libri: quelli li legge, sottolinea e manda a memoria. Quando poi si tratta di trasformare le sue idee in oggetti materiali, entusiasticamente comincia a comprare e procurarsi tutto l'occorrente sborsando una notevole quantità di soldi, esce di casa (finalmente) e ci viene a raccontare i suoi oggetti virtuali con dovizia di particolari, tanto che riusciamo anche ad immaginarli completi, perfettamente levigati e funzionanti, quasi a vederli e toccarli, prima che abbiano preso vita.
Poi qualcosa si inceppa.
La difficoltà del fare riesce ad essere molto noiosa e così riprende a leggere libri, sottolinearli, mandarli a memoria.
Ho il sospetto che il mio amico sia un maestro -incosciente della propria abilità- nel prenderci in giro.
In questi ultimi due giorni mi è capitato di pensare a lui ascoltando gente che discuteva questa storia delle incompiute e del tentativo di trasformare semanticamente una serie di fallimenti nell'esplosione -incosciente di sé- di un fenomeno artistico/architettonico.
Come la colpa di tutto può essere degli economisti.
John Maynard Keynes, economista che, se i miei ricordi universitari non sono errati, fu colui che preparò la ricetta per far venire fuori il mondo dalla "Grande Depressione", diceva che nei periodi di crisi lo Stato può pagare la gente per scavare buche e poi coprirle, pur di non lasciare i lavoratori disoccupati.
Ora, probabilmente è successo che il messaggio di quel grande economista è stato frainteso. Oppure, furbescamente molti politici hanno capito che la spesa pubblica poteva essere utilizzata, non solo per contrastare le cicliche crisi del mercato economico, ma anche per produrre potere e consenso. E così facendo una quantità ingentissima di finanziamenti pubblici hanno preso la strada delle tasche di molti e sono diventati redditi, leciti o illeciti.
Ovviamente pur di far scorrere questo fiume di soldi si dovevano progettare tutta una serie di opere inutili e, siccome a quanto pare, c'è un limite anche alla capacità di immaginare, è stato adottato il sistema raffinatissimo di rallentare l'esecuzione delle opere fino all'inverosimile.
Fino a fissarle nella sospensione permanente dell'irrealizzato.
Come credere che l'inutile e/o incompleto sia architettura?
Francamente continuo a ritenere che l'incompiuto siciliano e giarrese sia qualcosa che ha più a vedere con il codice penale che con l'arte e con l'estetica e ritengo che sia insuperabile la connotazione negativa del fenomeno che questa espressione vuole descrivere.
Se queste opere esprimono qualcosa di forte?
Si ci ricordano storie di clientele, di turbative d'asta, di appalti truccati, di voti venduti e comprati. Ricordano una società che si dichiarava soddisfatta di avere l'onorevole in casa, ricordano tutti coloro che si dichiaravano amici del sindaco e degli assessori, che lavoravano nelle segreterie del tal dei tali, in attesa che toccasse a loro. I monumenti dell'incompiuto ricordano un tipo di società -che c'è ancora- in cui i finanziamenti pubblici finiscono con il riversarsi nelle tasche di individui loschi e contigui alla mafia, se non direttamente nelle mani di mafiosi.
La fascia degli asteroidi. Il pianeta mancato è Giarre
Secondo una una teoria astronomica sull'origine del sistema solare, che non so se sia stata già superata dal progresso incessante delle idee scientifiche, tra Marte e Giove, avrebbe potuto formarsi un altro pianeta, Le forze gravitazionali di Giove forse ne avrebbero impedito la formazione. Di conseguenza la materia esistente in quella zona si sarebbe aggregata in tutta una serie di pianetini, che prendono collettivamente il nome di fascia degli asteroidi. Potrei anche sbagliarmi, ma secondo me, fatte le dovute distinzioni, nel nostro territorio, il pianeta incompiuto è Giarre. Una serie di avverse vicende storiche, di cui per mia ignoranza ed incapacità ed anche per la tarda ora, non mi va di parlare, ne hanno fatto un vaso di coccio destinato ad essere rotto a contatto con i vasi di ferro delle vicinanze. Certo se si fosse mantenuta l'unità amministrativa con la vicina Riposto e se tutte le opere pubbliche fossero state realizzate, oggi sarebbe una città e non un paese ingrassato. Ma al posto di Giarre e di Riposto avrebbe dovuto esserci una realtà ben più consistente, a prescindere dagli onorevoli, dai sindaci, dagli assessori e quant'altro. Così il "destino" ha voluto che una città incompiuta divenisse anche una sorta di capitale delle incompiute.
Erbe, fiori e la gente
Lo stadio del polo è la madre di tutte le incompiute giarresi. Visibile dappertutto con la sua tribuna, non so se abbia qualcosa di artistico. Continuo a non vederci niente di bello; tuttavia non posso non ammettere che starci dentro produca delle emozioni particolari. La storia dice che la gente non aveva bisogno di uno stadio del polo ma di un campetto di calcio per i ragazzini e di una pista in tartan per andarci a correre. E così la gente, insieme all'erba e ai fiori, se l'è ripreso il campo da polo. Anche stamattina con il freddo c'era gente che correva. Anche quando la struttura era chiusa la gente scavalcava delle ringhiere per andarci a correre. E poi l'erba e la sabbia vulcanica, la pista in tartan rovinata.
Eppure il campo del polo viene chiamato ora pista di atletica e comunque ha un senso, anche se quel senso avrebbe potuto essere molto più economico se si fosse tenuto conto solo ed esclusivamente dei bisogni della collettività.
Niente sta fermo e mi meraviglio ancora che il genere horror abbia il suo pubblico
Esistono degli animali, come gli squali, destinati a muoversi per tutta la durata della loro vita altrimenti rapidamente morirebbero per asfissia. Non penso sia tanto diversa nessuna cosa nel mondo. Credo anche che la claudicante idea dell'incompiuto come stile architettonico sia l'unico tentativo attualmente esistente di dare un senso alle cose e di avere una visione complessiva che superi la sensazione di fondo che "tutto farà schifo per sempre". Occorre muoversi, visto che non si può restare fermi, pena la morte corporale o virtuale, comunque sempre reale. Ma se il movimento è una necessità, lasciandosi andare nel flusso delle cose si può avere l'impressione che sia il destino ad agire e noi ad essere agitati da esso.
Probabilmente invece, se il movimento è una necessità, abbiamo tutti una certa libertà di muoverci da un lato piuttosto che da un altro. Allora se le nostre incompiute, con qualche colore o qualche piccola spesa, possono divenire qualcosa che risponda ai bisogni della comunità, e se anche possono diventare meta di qualche strambo turista ricercatore di orride stranezze, tutto questo ben venga.
Svuotare il garage delle cose cominciate e non finite. L'arte del riciclaggio
Mi accorgo ora che questa nota è incompiuta, non so esattamente cosa manchi ma qualcosa manca di sicuro. Se così fosse, si potrebbe azzardare l'ipotesi che la cultura dell'incompletezza, abbia contagiato a livello inconscio o subculturale anche il sottoscritto. E se così fosse il cerchio si chiuderebbe: chi è nato e cresciuto in mezzo all'incompiuto, non riesce mai a concludere le cose. Il mio amico sarebbe la normalità e io sarei come lui. Per questo credo sarebbe ora di concluderle queste benedette opere e di dare loro un senso comunque, anche se sono costate cifre spropositate rispetto a questo senso, anche per smettere di propagare alle generazioni che vengono dopo di noi questa cultura dell'irrealizzato/inutile/
irrealizzabile.
(La foto l'ho gentilmente "rubata" sul profilo di "incompiuto siciliano" a questo link http://www.facebook.com/ph
oto.php?pid=20532&id=10000
0293420189#!/photo.php?pid
=20532&id=100000293420189&
fbid=100823636604083 )

lunedì 8 febbraio 2010

Ma com'è finita la questione di Contrada Gancia?


Questo blog ha dato risalto più volte alla questione di Contrada Gancia ed al dibattito che c'è stato nei mesi scorsi circa l'opporunità o meno di vendere a privati questo terreno pubblico (vedi i post precedenti )
Come tante questioni di cui si discute e che hanno un'eco nei media locali, anche su questa è calato ormai il silenzio, almeno a livello di pubblica opinione.
A noi però il silenzio non piace e perciò torniamo ad occuparcene, evidenziando quanto deciso e debitamente reso noto dal Comune di Riposto nelle forme della comunicazione istituzionale.
Contrada Gancia è in vendita.
E' stata deliberata la vendita ed il bando di gara d'asta al rialzo per l'acquisto è stato già pubblicato e pubblicizzato. Le domande dovranno pervenire entro il 1 marzo 2010. In soldoni la questione è chiusa. Tra non molto Contrada Gancia non sarà più proprietà del Comune di Riposto. Diventerà proprietà privata di chi la acquisterà per un importo non inferiore a 12.077.850 euro, base d'asta.
Ecco il link alla pagina del sito del Comune di Riposto dove è tutto quanto reso noto.
Personalmente, dopo aver letto i documenti pubblicati dal Comune di Riposto, ritengo interessante evidenziare le motivazioni che sono alla base della decisione di vendere.
Li troviamo in particolare nella delibera comunale n. del 16 nov. 2009 (leggibile allo stesso link di cui sopra).
Riassumendo, il Comune, dopo aver incluso Contrada Gancia nel piano regolatore come zona destinata ad" impianti produttivi di carattere turistico" e pur avendo sentito le ragioni e le proposte avanzate dalle associazioni che ne difendevano la natura di bene pubblico, ne ha concluso che trattasi di un bene di scarso valore naturalistico, un terreno improduttivo pieno di "erbacce", privo di macchia mediterranea, e pertanto, privo anche dei presupposti per poterlo dare il gestione al Corpo Forestale dello Stato come area protetta da tutelare. Diseguito uno stralcio di questa delibera.
Dalla lettura di questi atti pubblici si capisce bene che non vi è nulla da eccepire, formalmente, alle scelte della Giunta Comunale di Riposto, ma, personalemente, ne traggo la conclusione che per chi ha creduto (e crede) che Contrada Gancia sia un bene naturalistico di valore, che è giusto resti pubblico, si è trattato di una battaglia persa. Persa perchè:
1) combattuta tardivamente (perchè si è lasciato approvare il piano regolatore in quei termini?); 2) forse in modo inefficace (perchè non si è stati in grado di provare in modo inconfutabile il valore di questo terreno e di fornire un valido progetto alternativo?) e 3) perchè la logica della tutela degli interessi pubblici orienta ormai poco le scelte delle nostre Amministrazioni locali, e la partecipazione e condivisione delle politiche con i cittadini solo un buon materiale per infarcire di belle parole le delibere..


domenica 31 gennaio 2010

Una politica locale della sicurezza e della legalità?

Non c'è che dire. Da noi è diventato un piccolo far west: rapine che per poco non si trasformano in tragedie, gente che muore folgorata mentre sta rubando il rame, macchine rubate e mai più ritrovate, oppure bruciate, oppure misteriosamente ricomparse.
Una situazione non bella insomma che fa di Giarre e Riposto tutt'altro che una piccola isola felice.
In questa situazione, se uno di "loro" muore, forse in qualcuno di "noi" si genera una sottile soddisfazione. Se l'è cercata e forse ha trovato ciò che si meritava.
La tentazione è forte: se si fosse trattato di un operaio morto mentre svolgeva il proprio lavoro, la sensazione sarebbe stata molto diversa e la partecipazione emotiva assai maggiore. Ma è uno morto mentre rubava e della cosa ci interessa poco e niente.
Eppure la morte rende tutti uguali. Prima si era degli onesti padri di famiglia oppure dei ladri. Ora si è tutti morti. Comunque... è un discorso solo teorico. Non voglio fare nessun moralismo poiché non ne ho titolo non essendo migliore di nessuno, tanto meno sotto questo aspetto. Quello che vorrei fare con questa nota è cercare il dibattito e la generazione di idee su una possibile politica della sicurezza e della legalità nelle nostre città, che possa partire, visto che le nostre amministrazioni pubbliche sembrano rimuovere il problema (forse perché non sanno che pesci pigliare) dai cittadini. Tanto per aprire il dibattito vorrei dire che non condivido questa farisaica distinzione che si fa tra "noi" e "loro". Alcuni di noi delinquono. Che fare? Ecco il primo punto. E poi il secondo: personalmente sono abbastanza di destra per quanto riguarda la repressione e molto di sinistra per quanto la prevenzione. Una rigorosa applicazione delle leggi penali senza una seria politica di reinclusione sociale di determinati ceti, aumenta solo la popolazione carceraria ma non fa diminuire i delitti. Questo doppio binario può essere seguito anche a livello locale? Un commissariato di p.s. a Giarre aiuterebbe? Uno sviluppo dell'economia locale tale da ridurre la disoccupazione e la povertà, distoglierebbe qualcuno dal rubare, per esempio, macchine e cavi di rame? Che ruolo potrebbero giocare il volontariato e le associazioni in quest'ottica?
E ancora: possiamo essere così ipocriti da pensare che da noi non esista la criminalità c.d. dei colletti bianchi? E sappiamo che esistono anche i comportamenti penalmente rilevanti della gente comune: per esempio gli abusi edilizi e le discariche abusive di rifiuti o di materiale di risulta, che andrebbero repressi con rigore come gli altri, soprattutto attraverso l'eliminazione a cura e spese del contravventore, ma anche prevenuti con la diffusione di informazioni, esempi e modelli positivi, per far capire che la legalità oltre che doverosa, è anche conveniente.
Una maggiore cultura della legalità, attraverso l'abbandono di comportamenti non delinquenziali, comunque illegali (penso al codice della strada, per esempio), potrebbe nel lungo periodo contribuire a migliorare la situazione?
E basta. Spero che qualcuno abbia voglia di parlarne...

sabato 23 gennaio 2010

Un senso alle cose: perchè difendiamo l'Ospedale di Giarre

Premessa
Secondo il piano di tagli alle spese sanitarie deciso dalla Regione Siciliana gli Ospedali di Giarre e quello di Acireale devono fare parte di un unico polo ospedaliero, con alcune specialità nell'uno,ed altre nell'altro. Fin qui, teoricamente, il discorso sembra anche accettabile, ma, di fatto, le cose non stanno così perchè prima è stato sottratto al nostro Ospedale tanto di tutto (cioè reparti, personale..in modo da preparare il terreno e dire che è un ospedale inutile che non funziona, e già questo è gravissimo!!) e ora è in atto una ulteriore manovra di svuotamento di reparti di importanza strategica, come ad esempio la cardiologia o la ginecologia-ostetricia e la pediatria, che inizialmente era stato assicurato che sarebbero rimasti a Giarre. Il mantenimento di tali reparti avrebbe potuto garantire il funzionamento di una struttura che voglia dirsi Ospedale e non semplice ambulatorio, o Guardia Medica, e simili.. La recente decisione di privarlo di questi reparti e di assicurare solo un Pronto Soccorso e poco altro, di fatto costringerà noi del Distretto di Giarre (che comprende paesi come Castiglione..Linguaglossa..S.Alfio..) a gravare tutti sull'Ospedale di Acireale, o sul "Cannizzaro" di Catania, peggiorando la già intasata situazione di questi Ospedali, con danno di tutti, acesi e catanesi compresi, ovviamente..!! Inoltre la scelta della Regione Sicilia privilegia, in modo chiaro e lampante, il presidio di Acireale, che pure è a ridosso dell'Ospedale Cannizzaro di Catania, e non quello di Giarre, che è più distante, e che serve una popolazione che, da sola è di oltre 100 mila abitanti, e che nel periodo estivo si quadruplica! Logiche e strategie politiche che poco hanno a che vedere con una lettura attenta delle esigenze locali!!
Fatta questa premessa, si comprende bene il perchè delle iniziative in difesa dell'Ospedale di Giarre che in questi giorni si stanno moltiplicando e che sono di vario genere, non ultime quelle della mobilitazione in rete, su facebook in particolare.
Ora io qui non voglio fare nessun resoconto puntuale delle varie attività promosse, quanto piuttosto, 1) fare qualche confronto con la manifestazione dello scorso anno; 2) esprimere il mio modo di vedere tutta la faccenda e di dare senso alla cosa.
1) Il 5 dicembre 2008, alla 1^ manifestazione in difesa dell'Ospedale io c'ero e l'impressione che ne ricavai, sintetizzata in una parola fu: "mah!"..(vi rimando al post) Mi rimase impressa una profonda perplessità, allora, per due motivi principali: l'eccesso di indifferenza manifestato dalla popolazione (pochi i partecipanti) di fronte al rischio di perdere un bene così grande come è l'Ospedale e l'unione solo apparente, di vetrina, tra i politici di colore diverso in difesa del bene comune Ospedale. Ecco, dopo oltre un anno da quella mattina, dopo che sono cadute anche le residue illusioni di trovare alla Regione interlocutori che privilegino il nostro diritto alla salute piuttosto che le logiche economico-politiche, la compattezza, ho la sensazione, è meno di facciata! La disperazione unisce! Si respira un'aria di maggiore coesione tra i politici, e tra questi e i cittadini, rispetto ad allora! Porterà frutti alla causa? Lo vedremo, per adesso, mi limito a registrare questa sensazione, non usuale, dato il contesto sociale frammentato e grettamente tornacontista in cui vivo.
2) Accanto alle iniziative in difesa dell'Ospedale si notano persistenti diffidenze da parte di cittadini, ma anche di professionisti medici, di fronte alla opportunità di lottare per mantenere un presidio ospedaliero poco qualificato come quello di Giarre. Come dire, meglio chiuderlo del tutto, e rivolgersi direttamente agli ospedali di Catania, o di Taormina. Non sono del tutto infondate, tali perplessità, perchè per determinate situazioni di emergenza è fondamentale ricevere cure e assistenza altamente specializzate. Ma secondo me la questione è un'altra. Perchè si è deciso di concentrare i presidi specialistici a Catania e nell'immediato hinterland? Perchè non si è pensato di spalmare anche in provincia i presidi di qualità potenziando quelli esistenti secondo una logica attenta alla geografia del territorio ed ai problemi delle fascie più deboli? Perchè non si è deciso di valorizzare strutture come l'Ospedale di Giarre, sufficientemente distanti da Catania e dotati di strumentazione ottima, rimasta inutilizzata? Si sarebbero evitati sprechi e intasamenti, e si sarebbe consentito alla popolazione della provincia di avere meno disagi (ricordiamoci l'infelice condizione della viabilità dalle nostre parti e l'ampiezza del territorio del Distretto di Giarre). Queste sono le ragioni che mi fanno propendere per l'opportunità di lottare per un Ospedale come quello di Giarre. Ma c'è un'altra motivazione che mi porta a sposare questa causa ed è meno legata al raggiungimento dell'obiettivo concreto "Ospedale": quella di dimostrare di essere una colletività il cui senso civico non è morto! Che per motivi come questo - della difesa del proprio diritto alla salute, di contro ai privilegi ed al prevalere della logica del più forte - vale la pena esporsi e spendersi, e dimostrare dignità! Altrimenti che pospettive di futuro abbiamo? E poi, se proprio siamo numeri da addizionare al momento delle elezioni, per i politici, trasformiamola in una opportunità, questa operazione! Facciamo sentire il nostro peso di cittadini, e non di sudditi!
Non conta solo l'ottenimento del risulatato (avere un vero Ospedale funzionante a Giarre), ma anche capire che è stata la logica della delega ai "protettori" politici di turno ad averci portato a tutto ciò e che pertanto anche solo per questo vale la pena battersi per costruire e mantenere una coscienza civica!
Ecco, così vedo l'intera faccenda io, così dò un senso alle cosa!

mercoledì 20 gennaio 2010

Le mail per l'ospedale di Giarre

Tra le iniziative a sostegno del diritto alla salute nei comuni del hinterland giarrese, questa mail che a partire da oggi è stata inviata all'Assessore alla Sanità.



OGGETTO: PROBLEMATICHE OSPEDALE DI GIARRE (CT)


Egregio Assessore Regionale alla Sanità Dr. Massimo Russo,
Le scrivo perché da residente del Distretto socio-sanitario di Giarre ritengo che l’ospedale “S.Giovanni di Dio e S.Isidoro” sia stato negli ultimi anni ingiustamente depauperato, pur servendo una popolazione che in estate supera i 120mila abitanti su un territorio che si estende dal mare sino all'Etna . Solo per fare qualche esempio, sappiamo che dei 92 posti letto assegnati solo 48 funzionano, il reparto di Geriatria, da sempre previsto a Giarre, non è mai stato attivato, il punto nascite, l’Ostetricia e la Ginecologia sono stati chiusi, anche se l’ Ospedale del nostro Distretto non era il solo ad avere meno di 400 parti l’anno. Forse, non volendo nessuno assumersi la responsabilità politica di chiudere in una sola volta questo presidio, lo si sta depotenziando giorno dopo giorno, per non creare allarme.
Ma da cittad ino mi oppongo a questo stato di cose e rivendico il diritto alla salute mio e soprattutto delle persone più fragili del territorio in cui vivo e che con maggiore difficoltà possono curarsi altrove: i poveri, gli anziani, gli ammalati, i bambini.
Chiedo una svolta e che vengano allocati nell’ospedale del Distretto di Giarre sin da subito il reparto di Cardiologia e l'UTIC per avviare una nuova riqualificazione del presidio che veda implementare a seguire le specialità in grado di garantire le fasce più deboli della popolazione: anziani, mamme e bambini.
Qualora Lei e il Governo regionale non accoglierete le legittime richieste della popolazione di questo territorio saranno avviate iniziative di sensibilizzazione e di protesta improntate a ferma determinazione.
Distinti saluti
Nome Cognome




Cittadini e non numeri da addizionare

In questi giorni si parla molto di ospedale. Stranamente è venuta a crearsi un minimo di mobilitazione su questo tema. Uso il termine "minimo" in un'accezione non riduttiva. Diciamo pure un "inizio" invece che un minimo. E "stranamente" perché non considero le mie due città (Giarre e Riposto, che in fondo sono una sola realtà) capaci di grandi ribellioni o di proteste veramente dure. In questo momento non ho ancora steso il mio lenzuolo bianco, né so se avrò la possibilità di partecipare alla manifestazione che si terrà giorno 21 nell'aula consiliare di Giarre. Mi viene comunque da fare alcune riflessioni. Intanto questo "minimo" non servirà a nulla e si ridurrà a niente se all'aspirazione ad una sanità funzionante non accompagneremo altre due battaglie minimaliste, come quella per la legalità e per il lavoro. Sanità, legalità e lavoro: il minimo da pretendere e da ottenere. E non sarebbe chiedere troppo anche due macchine politico-amministrative funzionanti e autorevoli, capaci di tutelare gli interessi del territorio e di rendere ai cittadini servizi di qualità, non per favore ma per diritto. Ma non si fa tutto in un giorno. Anzi ora dobbiamo stare attenti a non far morire tutto questo e anzi a farlo crescere. Il senso della cittadinanza fa sì che un uomo consideri casa propria un luogo che va ben oltre quattro mura. Questa almeno è la mia idea. Ma per far crescere il senso della cittadinanza occorre smettere di concepire le persone come numeri, promuovere lo sviluppo del senso critico, della conoscenza. E' più difficile avere a che fare con delle teste pensanti e autonome. E una delle ragioni per cui non si discute in modo costruttivo è che è più facile litigare e dividersi in fazioni. E' un orizzonte molto lontano: le persone, anche quelle più umili, sono persone e non numeri da addizionare al momento delle elezioni. Occorre uno sforzo di tutti: di quelli che sono più avanti per tornare indietro e recuperare le svariate e ricchissime risorse potenziali di quelli che sono indietro. Di quelli che sono indietro per superare l'autocommiserazione, il fatalismo e l'abitudine al rilascio deleghe in bianco.

martedì 19 gennaio 2010

I cittadini in difesa dell'Ospedale di Giarre

Dalla Sicilia di oggi, copio l'articolo di Gabriella Leonardi.

Ospedale: giovedì 21assemblea pubblica.
C’erano i rappresentanti della rete delle associazioni giarresi, dei sindacati, dalle parrocchie, consiglieri comunali, ma anche tanti comuni cittadini, ieri sera nella sede dell’associazione l’Agorà di Giarre per decidere quali azioni, anche eclatanti, intraprendere in difesa del presidio ospedaliero S.Giovanni di Dio e S.Isidoro. La riunione si è svolta ieri sera in vista dell’incontro che venerdì mattina i sindaci del distretto sanitario avranno a Palermo con l’assessore regionale alla sanità Massimo Russo proprio in merito all’ospedale. L’incontro di ieri sera è stato ordinato ma molto dibattuto. I partecipanti sono convenuti sul fatto che l’Utic e la cardiologia sono solo una parte di una proposta più ampia riguardante l’ospedale. E’ stato deciso di indire giorno 21, nella sala consiliare, un’assemblea pubblica volta a sensibilizzare la cittadinanza. Uno striscione sarà esposto dinanzi al Municipio. Da subito si avvierà un’opera di sensibilizzazione affinchè quanti più cittadini inviino dalla propria casella di posta personale una mail all’indirizzo di posta elettronica dell’assessore regionale alla sanità.
M.G.L.