sabato 27 dicembre 2008

Rifiuti: un commento postato altrove e un link sulla raccolta differenziata

Posto anche qui, con qualche modifica, un commento già pubblicato sul blog di Saro Cerra che potete trovare insieme al dibattito qui.
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Intanto posso testimoniare che in Via Galliano il ritiro della differenziata è abbastanza regolare. In altre strade di Riposto invece ho notato che è come dice Mari e cioè che si vedono per strada dei sacchetti di differenziata non ritirata. Francamente che la Via Cialdini sia troppo stretta mi pare una giustificazione un po’ pretestuosa perchè, altrimenti, i mezzi dei netturbini non potrebbero passare nemmeno per l’indifferenziata. Magari il Comune dovrebbe pretendere un po’ di impegno in più da parte dell’Ato e dell’Aimeri ambiente, che, se del caso, dovrebbe dotarsi di mezzi più piccoli e idonei al passaggio nelle strade strette.
Per quanto riguarda i termovalorizzatori la mia idea è che, a questo punto, che vogliamo o no, dovranno essere fatti. Però a tutti quelli che sono favorevoli ad essi e che se la prendono con gli ecologisti rei di dire no sempre e comunque, voglio dire alcune cose. Intanto mi sembra una scemenza (non si offenda nessuno) dire che respirare l’aria vicino a un termovalorizzatore sia quasi equivalente a respirare una boccata d’aria di montagna. Se è questo il messaggio che il potere, a diversi livelli, vuole far assimilare e inculcare fino a farlo credere alla gente, io dico: no, io non ci credo, qua nessuno è fesso. A me sembra fin troppo ovvio che ci sono pericoli per la salute. Però se mi dicono che le stesse discariche provocano inquinamento e pericoli per l’ambiente e per l’uomo, dico anche: si, sulla base di una corretta e LEALE informazione possiamo anche ragionarci su. E possiamo valutare anche altre alternative per lo smaltimento dei rifiuti, come i gassificatori o pirolizzatori. Si può leggere anche questo file pdf sulla gestione dei rifiuti a freddo.
Per quanto riguarda la tanto decantata produzione di energia, sembra che, se si usa un termovalorizzatore al solo scopo di produrre energia elettrica il rendimento è molto basso rispetto a una normale centrale elettrica (vedi questo link). Però non posso nemmeno concordare con quanto affermato da Alfio (vedi il dibattito linkato sopra) e cioè che l’inceneritore consuma più energia di quella che produce.
Per finire vorrei dire altre tre cose: la prima è che, secondo me, non esistono tecnologie non pericolose per l’uomo in materia di trattamento dei rifiuti (secondo me c’è il “trucco” in tutte le cose che ho citato), quindi la cosa più saggia è quella di orientare i consumi in modo da produrre meno rifiuti possibili (faccio un esempio di quello che voglio dire: i detersivi alla spina. La seconda è che è uno spreco distruggere per sempre in un forno dei materiali che potrebbero essere riutilizzati, magari risparmiando qualche albero, evitando di dover acquistare all’estero alluminio o altri metalli e così via (non dobbiamo ovviamente pensare solo all’immediato costo economico ma anche alle generazioni future). La terza è che una politica degna di questo nome non opera in una direzione soltanto. Questo tavolino ha tre gambe: riduzione dei rifiuti, differenziazione e riciclaggio, smaltimento. Lo devono capire i nostri politici ma lo dobbiamo capire anche noi, quando ci annoiamo a fare la differenziata o ci rassegniamo a livello individuale o collettivo ai disservizi.
Per finire posto un link molto istruttivo (i vari materiali vi sono indicati in ordine alfabetico) sul destino da dare ai vari rifiuti che produciamo in casa.
Un caro saluto a tutti
Isidoro

giovedì 25 dicembre 2008

Auguri

Mi chiedo se sarei potuto nascere altrove. Penso di no. Avevo bisogno di questi gardini di limoni e di questo cielo. Avevo anche bisogno di vedere di tanto in tanto quelle sottili lingue rosse che scendono dalle bocche della nostra montagna. Tu sei una presenza impossibile: dovrei estrometterti ed espellerti ed avere una relazione normale come quelle che si vedono nei telefilm americani; amare una montagna che sputa fuoco, tenere la sua immagine su questa specie di gigantesco comodino che è la mia terra, non ha senso. Tanto lo so che sei di altri, che passano il loro tempo a picchiarti, sfruttarti e tenerti sottomessa e il fatto di ricordarmelo ogni mattino non mi fa bene. Adesso sto notando di me che sono cresciuto tra le incompiute. Forse per questo mi sono abituato a questa forma mentis. Non mi piace per niente completare le cose. Restano queste strutture, costate molti soldi, lavoro e fatica e io che non riesco a finire mai niente. Ora sono qua davanti al mio computer e ti penso, penso a quella tua strada dritta che hanno chiamato Corso Italia, ti penso come a due occhi sbilenchi, uno più grande e uno cchiu nicareddu, vicino al mare. Da lontano non si vede la sporcizia delle tue strade e il grigiore dei tuoi abitanti. Ma sono convinto che basterebbe sverniciare il grigio ed il nero e subito uscirebbero fuori i colori, che sono di sotto e tutto sembrerebbe subito più luminoso e pulito.
Sei di altri? Si lo so che sei di altri, gelosi, presuntuosi e arroganti nei confronti di chi non è come loro, sempre pronti a sbeffeggiare chi ti ama, segandogli il cuore e la reputazione, provocando la tua indifferenza. Ma rimango lo stesso legato a questo traffico di macchine, a questo pastificio in mezzo al paese, ai massi del lungomare di Riposto, al pigno e alla cerza del panorama della mia infanzia. Lo vuoi capire o no che ti amo? Dovrei anche dirtelo? Si magari un giorno troverò il coraggio e te lo dirò. Intanto ti auguro buon Natale, Stratuni di petra nivura, a tia e a tutti i tuoi cari.

Ho voluto postare questa cosa che ho scritto l'altra sera, anche se forse è un po' azzardata per questo blog. Non sarà bella ma l'ho scritta col cuore, come col cuore faccio gli auguri a tutti i lettori di questo blog!
Isidoro

mercoledì 17 dicembre 2008

Informazione locale

Vorrei fare qui qualche riflessione sull’informazione locale, quella che attingiamo dai giornali.

Di solito, per sapere cosa accade nella zona, o per approfondire e capire meglio certi fatti, noi comuni cittadini abbiamo a disposizione il giornale locale. A Giarre, Riposto e dintorni quello più diffuso è “La Sicilia”, dove, alla pagina della zona jonica di Catania-provincia, possiamo avere un’aggiornata panoramica di eventi e fatti di cronaca che riguardano i comuni della fascia jonica catanese.

Ecco, senza nulla togliere alla incontestabile capacità espositiva dei nostri corrispondenti locali, vorrei sottolineare una sorta di “abitudine”, o di “comodità”, non so come meglio definirla, che è quella di fare largo uso del “copia-incolla” nello scrivere gli articoli. Ora io non ho nulla in contrario a questa tecnica, che con”word” è molto facile da usare, e penso che infatti tutti la utilizziamo. Ma, nel caso di articoli di giornale, se il giornalista, senza mettere sull’avviso il lettore, copia da un comunicato stampa ufficiale di un ente - curato da un'altra persona, l'addetto stampa, peraltro anch'egli giornalista dello stesso giornale - di fatto, io credo, non sta facendo informazione, libera informazione, ma sta fornendo la versione della parte in causa, che è cosa ben diversa. E poco importa se qualche parola, di qua e di là viene cambiata, possibilmente ad inizio di frase, perchè questo non cambia di una virgola la sostanza dello scritto, come infatti non cambia in nulla il senso del discorso se ci metto "incontro" al posto di "colloquio" o "Comune" al posto di "comunità" , ed altro. Quello che salta subito agli occhi di un lettore attento, non così tanto, ma solo quel poco che basta a seguire il filo del discorso, è che quest'ultimo, il "discorso" , è sostanzialmente identico sia che si legga il giornale, sia che si leggano i comunicati stampa di Comuni ed enti, ben visibili sui relativi siti web. Ora, se la notizia si limita a descrivere, che so io, l'inaugurazione di un locale, o un'azione svolta da un unico soggetto, come ad esempio "l'assessore tizio del comune X", il "copia-incolla" incide meno sul livello e sul tipo di informazione, di quanto invece non faccia l'articolo che riporta una serie di azioni poste in essere da tanti soggetti prendendo il contenuto dal comunicato stampa ufficiale di uno solo dei soggetti in questione. Un esempio per tutti, tanto per capirci: l’articolo che uscì il 1° novembre 2008 su "La Sicilia" sull’annullamento della manifestazione di sindaci e cittadini a favore dell’ospedale, di Giarre altro non era, in buona sostanza, che il comunicato stampa del comune di Giarre. Si trattava dunque di una "visione delle cose" di parte, una sola tra le tante, delle parti in causa. Ed erano così varie e diverse, in quel caso specifico, le parti e le relative "prospettive", che quella notizia "pacifica" (se letta così com'era sul giornale e nel comunicato stampa) "pacifica" poi non era affatto, considerata la serie di repliche e controrepliche che tutti ci ricordiamo, succedutesi sia sul quotidiano che nei comunicati stampa dei due comuni di Giarre e di Riposto.

Ecco, questa è la situazione dell'informazione locale dalle nostre parti. Questo è il modo in cui il quotidiano più diffuso, che si avvale di giornalisti tanto amici tra di loro da "passarsi" volentieri le copie, fa informazione: seguire (giornale e comunicati stampa ) per verificare. E come fa il cittadino-lettore a capire quello che succede nella sua comunità, se spesso non può far altro che accontentarsi dell’informazione locale, che è quella che è? Deve forse pensare che l'unico rimedio per sapere di più di quanto le parti in gioco vogliono farci sapere è esserci sempre "di pirsona pirsonalmente" , come direbbe il buon Catarella del Commissario Montalbano?

Fine della riflessione. A margine ci tengo però a precisare due cose.

Una. Quanto ho scritto sopra l'ho riferito a "La Sicilia" ed ai suoi giornalisti non per voler escludere gli altri periodici locali, pensando che siano immuni da certe "abitudini" (non lo penso affatto, faccio le mie generalizzazioni..) ma solo perchè è il giornale più diffuso nella nostra zona e perchè, dunque, io come tutti quelli che leggiamo possiamo fare più facilmente riscontri.

Due. Io sono fermamente convinta che una informazione libera e indipendente, più incline alla ricerca dei fatti ( anche se scomodi) piuttosto che a ben "confezionare" esposizioni che mantengono il "quieto vivere", sia alla base della formazione di una coscienza civica reale, profonda, in grado di apportare quei cambiamenti che tutti auspichiamo quando ci sentiamo soffocati dall'inerzia e dall'immobilismo che caratterizzano la nostra comunità.

Stavolta è davvero tutto. Saluti,

Nancy

sabato 13 dicembre 2008

Votare non basta: la proposta di un ufficio o di una consulta per i suggerimenti dei cittadini

Riprendo il discorso che avevo lasciato un po' in sospeso in questo precedente post: il Kaizen delle città.
Premetto che mi sembra che negli ultimi anni la società civile abbia trovato il capro espiatorio, buono per tutti i mali del paese, nella c.d. casta dei politici (e degli amministratori) e che i politici, da parte loro, hanno la grave responsabilità di non aver fatto nulla per meritarsi una migliore considerazione. Tuttavia i politici, specie quelli delle nostre parti, possono ribattere che non è colpa loro se si trovano di fronte a un popolo di questuanti che spesso sembra aver voglia addirituttura di pagare, pur di camminare con la schiena curva; una massa informe di cittadini che si disinteressano sempre e comunque dell'aspetto pubblico della vita, se non quando si tratta di criticare o di andare a chiedere il favore al signorotto di turno.
Per ricollegarmi al post che ho citato in precedenza, ho pensato che invece di stare sempre a commiserarci possiamo cercare di fare qualcosa di più, perché votare non basta, non può bastare a sentirsi cittadini. Per questo vorrei proporre ai nostri amministratori l'istituzione di un ufficio o di una consulta per i suggerimenti dei cittadini che possa ricevere, valutare, sperimentare, verificare il funzionamento e mettere in pratica le idee provenienti dagli amministrati.
So di correre un grave pericolo: e cioè che, ove questa proposta andasse accolta, qualcuno potrebbe trovare il pretesto per l'istituzione di strutture vuote adatte solo alla attribuzione di nuovi incarichi inutili e buoni solo per aggrovigliare ancora di più la già intricata matassa dei sottoboschi di potere. Il problema è che le forme, oltre ad essere animate da persone di buona volontà, devono essere improntate ad un metodo, quanto più possibile oggettivo.
A me il metodo del PDCA sembra abbastanza buono per dare concretezza alla proposta che ho fatto: ripeto per facilità di lettura la citazione che avevo fatto nel post precedente:" L'idea fondamentale che sta dietro al Kaizen è strettamente collegata al ciclo di Deming (o ciclo PDCA): * una persona ha un'idea per migliorare qualcosa (Plan) * vengono fatte delle prove e delle simulazioni per verificare la validità dell'idea (Do) * i risultati raggiunti vengono valutati per stabilire se l'idea ha centrato l'obiettivo che si era posta (Check) * se è così, si cambiano le procedure standard, adottando il nuovo metodo (Act)
Troppo spesso le idee vengono scartate o portate avanti in base alla provenienza. Secondo me occorre prima incentivare la produzione di idee e poi giungere a una valutazione obiettiva di esse al fine di metterle in pratica per il miglioramento dell'esistente.
Il cervello è la risorsa più importante dell'uomo e nessuno può dire di averne abbastanza da solo: ognuno dice la sua ogni giorno e poi le idee e le proposte via via si modificano fino a diventare buone.
Per favore iniziamola quest'avventura sognando di costruire un posto migliore.
Saluti a tutti
Isidoro

mercoledì 10 dicembre 2008

Il Kaizen delle città

Devo ammettere che, dinanzi al quadro a volte desolante costituito dalla realtà dei nostri comuni, a volte ci si lascia andare allo scoraggiamento. Quale rivoluzione, quale cambiamento totale, quale fatica ciclopica occorrerebbe per cambiare il nostro mondo in generale e i nostri paesi in particolare? Ovviamente di fronte a questa evidente distanza che ci separa da Utopia, spesso ci si sente scoraggiati e affranti. La gente allora forse si rinchiude nel suo piccolo quotidiano egoismo, nel menefreghismo e nel disinteresse.
Secondo me però esiste un'altra strada, certo molto difficile da percorrere, ma possibile. Penso di non essere troppo condizionato dai miei pregiudizi, sono curioso e penso anche che le buone idee hanno la capacità di essere pervasive, quindi suscettibili di essere estese da un campo all'altro e da un luogo fisico ad un altro, con gli opportuni adattamenti. Inoltre le buone idee probabilmente hanno anche la capacità di generare nuove buone idee. Ed è proprio un circolo virtuoso ciò di cui abbiamo bisogno.
Fatta questa breve premessa vorrei parlarvi del metodo Toyota e del kaizen (la via del miglioramento).
Cito l'articolo che si trova a questo link: "L'aspetto più importante del Kaizen è proprio il processo di miglioramento continuo che c'è alla base. Si tratta di un metodo soft e graduale che si oppone alle abitudini occidentali di eliminare ogni cosa che sembra non funzionare bene per rifarla da capo. In Giappone, tra l'altro, dove ha avuto origine il concetto di Kaizen, questo strumento si applica a tutti gli aspetti della vita, non solo al posto di lavoro. Kaizen è la parola che fu originariamente utilizzata per descrivere l'elemento chiave del Sistema di Produzione Toyota col significato di "fare le cose nel modo in cui andrebbero fatte". Significa creare un'atmosfera di miglioramento continuo cambiando il proprio punto di vista e il modo di pensare per fare qualcosa di meglio rispetto a quello che già si fa."
Mi pare significativo (cito sempre l'articolo di cui sopra) che "La base del miglioramento è quella di incoraggiare le persone ad apportare ogni giorno piccoli cambiamenti nella loro area di lavoro." E ancora: "I miglioramenti, di solito, non sono accompagnati dall'utilizzo di tecniche sofisticate o costose o dall'impiego di materiali particolari. Invece di investire più soldi nell'acquisto di nuovi macchinari o attrezzature, infatti, il Kaizen porta l'organizzazione a fare più attenzione a dettagli importanti che, spesso, vengono trascurati. I manager, dunque, vengono incoraggiati a migliorare l'efficienza delle infrastruture già esistenti piuttosto che ad investire nuove risorse comprandone di nuove."
Inoltre un altro aspetto interessante di questa metodologia è che coinvolge nella produzione di idee tutte le figure che sono presenti in un dato sistema produttivo: "L'idea fondamentale che sta dietro al Kaizen è strettamente collegata al ciclo di Deming (o ciclo PDCA): * una persona ha un'idea per migliorare qualcosa (Plan) * vengono fatte delle prove e delle simulazioni per verificare la validità dell'idea (Do) * i risultati raggiunti vengono valutati per stabilire se l'idea ha centrato l'obiettivo che si era posta (Check) * se è così, si cambiano le procedure standard, adottando il nuovo metodo (Act) Il Kaizen coinvolge ogni collaboratore, dalla Direzione agli operai. In particolare, la Direzione deve sforzarsi, in prima battuta, ad aiutare i collaboratori a fornire suggerimenti per il miglioramento del lavoro del singolo e dell'azienda in generale, non importa quanto essi siano centrati. Questo modo di fare aiuterà le persone ad essere più critiche e le spingerà ad esaminare meglio il modo in cui fanno le cose."

Cosa ha a che vedere un metodo aziendale con il miglioramento delle nostre realtà territoriali? Secondo me molto.
Intanto, secondo me, uno dei problemi principali delle comunità in cui viviamo è il conservatorismo spinto fino al limite dell'ingessatura mentale. Tutte le nuove idee e tutte le innovazioni vengono viste come un nemico mentale da combattere con l'indifferenza o con il sarcasmo. Se le persone vengono spinte a fare proposte e suggerimenti anche a livello individuale, se queste idee vengono vagliate e valutate al fine di verificarne la validità, si potrebbe avere il buon risultato di modificare di quel tanto che basta la mentalità delle persone.
In secondo luogo non penso che si possano avere buoni risultati da cambiamenti troppo repentini o troppo violenti. La via di un miglioramento continuo delll'esistente, a partire dalle risorse che si hanno in casa invece può garantire stabilità e crescita allo stesso tempo, senza i traumi e la confusione tipici di metodi più rivoluzionari (la continuità è la principale caratteristica del kaizen che si oppone, in questo modo, al kakushin (innovazione) link).
Il metodo di cui vi ho parlato ovviamente può essere riempito di valori diversi. Non penso affatto a una società-azienda, perfettamente organizzata come un alveare, teso solo alla massima produzione e al massimo benessere materiale possibile. Etica e morale, solidarietà e crescita culturale andrebbero inseriti a pieno titolo nel metodo al fine di adattarlo alla crescita di una comunità di persone.
Saluti a tutti

venerdì 5 dicembre 2008

Ospedale di Giarre: la manifestazione

Mah!.....
..........."mah!" è l'unica cosa che mi viene in mente per riassumere tutto.
Lo dico perchè ci sono stata, stamattina, dall'inizio alla fine. E per questo non trovo niente di meglio da dire, per iniziare,e anche per sintetizzare: mah!..
Tanti politici e pochissima gente: questi i fatti. Tante parole e poca fiducia. La gente non è venuta in massa. Del resto nessuno, in tutta coscienza, può dirsi stupito di simile risultato. C'era da aspettarselo, visti i tentennamenti, i disaccordi, i ritardi, le indecisioni, le mosse tattiche dicutibili che hanno preceduto questa manifestazione, non in ultimo il giorno e l'orario (venerdì mattina ) in cui si è deciso di effettuarla.
Si, è vero si sono visti politici di tutti i colori, tutti "amici" lì, tutti a darsi strette di mani e pacche sulle spalle, e tutti a dire la loro, a fare "vetrina" e bella mostra della loro partecipazione. Questo si, si è visto, e potrebbe anche essere una bella cosa in sè, e lo è, certo, perchè testimonia almeno una presa di posizione comune.
Ma il valore di una manifestazione si misura dal numero elevato dei partecipanti, specie quando la posta in gioco è un interesse così grande e così trasversale, come è quello della difesa della salute di tutti i cittadini del Distretto di Giarre attraverso l'esistenza di un vero ospedale funzionante! Ebbene, proprio la folla è quella che non s'è vista, oggi. Peccato, peccato comunque! Secondo me, non c'è molto di cui vantarsi, nè dalla prospettiva dei politici - che dovrebbero prendere atto del loro scollamento dalla popolazione - nè dalla prospettiva dei cittadini - che non possono dire di essere capaci di autorappresentare a gran voce i propri diritti!
Si sarebbe dovuto accantonare tutto (riserve politiche, scetticismo, rassegnazione..) e andare comunque a manifestare. Questo io penso.
Invece non si son viste che poche associazioni, pochi cittadini, pochi studenti (eppure tra Giarre e Riposto ci sono tutti gli istituti superiori), pochi rappresentanti di categoria. Pochi di tutto e di più, ma pochi. Anche volantini dichiaratamente contro il sindaco di Giarre, si son visti, dunque anche la voce del dissenso, s'è vista. Ma la folla no, quella proprio no.
Mah!...Si spera certo, si spera fino all'ultimo, di non dover mai finire sbattuti in qualche barella di qua e di là in cerca di un ospedale in grado di affrontare le emergenze, e si spera sempre di essere in buona salute..Ma il peso politico di una grande manifestazione di massa non lo si può fare valere sul tavolo della negoziazione con la Regione. Siamo, più che mai, nelle mani dei politici, solo le loro, che adesso son sembrate "unite", ma..."mah!"..