domenica 14 febbraio 2010

Incompiutando

Incapaci di finire le cose.
Ho un amico che non riesce mai a finire le cose, tranne i libri: quelli li legge, sottolinea e manda a memoria. Quando poi si tratta di trasformare le sue idee in oggetti materiali, entusiasticamente comincia a comprare e procurarsi tutto l'occorrente sborsando una notevole quantità di soldi, esce di casa (finalmente) e ci viene a raccontare i suoi oggetti virtuali con dovizia di particolari, tanto che riusciamo anche ad immaginarli completi, perfettamente levigati e funzionanti, quasi a vederli e toccarli, prima che abbiano preso vita.
Poi qualcosa si inceppa.
La difficoltà del fare riesce ad essere molto noiosa e così riprende a leggere libri, sottolinearli, mandarli a memoria.
Ho il sospetto che il mio amico sia un maestro -incosciente della propria abilità- nel prenderci in giro.
In questi ultimi due giorni mi è capitato di pensare a lui ascoltando gente che discuteva questa storia delle incompiute e del tentativo di trasformare semanticamente una serie di fallimenti nell'esplosione -incosciente di sé- di un fenomeno artistico/architettonico.
Come la colpa di tutto può essere degli economisti.
John Maynard Keynes, economista che, se i miei ricordi universitari non sono errati, fu colui che preparò la ricetta per far venire fuori il mondo dalla "Grande Depressione", diceva che nei periodi di crisi lo Stato può pagare la gente per scavare buche e poi coprirle, pur di non lasciare i lavoratori disoccupati.
Ora, probabilmente è successo che il messaggio di quel grande economista è stato frainteso. Oppure, furbescamente molti politici hanno capito che la spesa pubblica poteva essere utilizzata, non solo per contrastare le cicliche crisi del mercato economico, ma anche per produrre potere e consenso. E così facendo una quantità ingentissima di finanziamenti pubblici hanno preso la strada delle tasche di molti e sono diventati redditi, leciti o illeciti.
Ovviamente pur di far scorrere questo fiume di soldi si dovevano progettare tutta una serie di opere inutili e, siccome a quanto pare, c'è un limite anche alla capacità di immaginare, è stato adottato il sistema raffinatissimo di rallentare l'esecuzione delle opere fino all'inverosimile.
Fino a fissarle nella sospensione permanente dell'irrealizzato.
Come credere che l'inutile e/o incompleto sia architettura?
Francamente continuo a ritenere che l'incompiuto siciliano e giarrese sia qualcosa che ha più a vedere con il codice penale che con l'arte e con l'estetica e ritengo che sia insuperabile la connotazione negativa del fenomeno che questa espressione vuole descrivere.
Se queste opere esprimono qualcosa di forte?
Si ci ricordano storie di clientele, di turbative d'asta, di appalti truccati, di voti venduti e comprati. Ricordano una società che si dichiarava soddisfatta di avere l'onorevole in casa, ricordano tutti coloro che si dichiaravano amici del sindaco e degli assessori, che lavoravano nelle segreterie del tal dei tali, in attesa che toccasse a loro. I monumenti dell'incompiuto ricordano un tipo di società -che c'è ancora- in cui i finanziamenti pubblici finiscono con il riversarsi nelle tasche di individui loschi e contigui alla mafia, se non direttamente nelle mani di mafiosi.
La fascia degli asteroidi. Il pianeta mancato è Giarre
Secondo una una teoria astronomica sull'origine del sistema solare, che non so se sia stata già superata dal progresso incessante delle idee scientifiche, tra Marte e Giove, avrebbe potuto formarsi un altro pianeta, Le forze gravitazionali di Giove forse ne avrebbero impedito la formazione. Di conseguenza la materia esistente in quella zona si sarebbe aggregata in tutta una serie di pianetini, che prendono collettivamente il nome di fascia degli asteroidi. Potrei anche sbagliarmi, ma secondo me, fatte le dovute distinzioni, nel nostro territorio, il pianeta incompiuto è Giarre. Una serie di avverse vicende storiche, di cui per mia ignoranza ed incapacità ed anche per la tarda ora, non mi va di parlare, ne hanno fatto un vaso di coccio destinato ad essere rotto a contatto con i vasi di ferro delle vicinanze. Certo se si fosse mantenuta l'unità amministrativa con la vicina Riposto e se tutte le opere pubbliche fossero state realizzate, oggi sarebbe una città e non un paese ingrassato. Ma al posto di Giarre e di Riposto avrebbe dovuto esserci una realtà ben più consistente, a prescindere dagli onorevoli, dai sindaci, dagli assessori e quant'altro. Così il "destino" ha voluto che una città incompiuta divenisse anche una sorta di capitale delle incompiute.
Erbe, fiori e la gente
Lo stadio del polo è la madre di tutte le incompiute giarresi. Visibile dappertutto con la sua tribuna, non so se abbia qualcosa di artistico. Continuo a non vederci niente di bello; tuttavia non posso non ammettere che starci dentro produca delle emozioni particolari. La storia dice che la gente non aveva bisogno di uno stadio del polo ma di un campetto di calcio per i ragazzini e di una pista in tartan per andarci a correre. E così la gente, insieme all'erba e ai fiori, se l'è ripreso il campo da polo. Anche stamattina con il freddo c'era gente che correva. Anche quando la struttura era chiusa la gente scavalcava delle ringhiere per andarci a correre. E poi l'erba e la sabbia vulcanica, la pista in tartan rovinata.
Eppure il campo del polo viene chiamato ora pista di atletica e comunque ha un senso, anche se quel senso avrebbe potuto essere molto più economico se si fosse tenuto conto solo ed esclusivamente dei bisogni della collettività.
Niente sta fermo e mi meraviglio ancora che il genere horror abbia il suo pubblico
Esistono degli animali, come gli squali, destinati a muoversi per tutta la durata della loro vita altrimenti rapidamente morirebbero per asfissia. Non penso sia tanto diversa nessuna cosa nel mondo. Credo anche che la claudicante idea dell'incompiuto come stile architettonico sia l'unico tentativo attualmente esistente di dare un senso alle cose e di avere una visione complessiva che superi la sensazione di fondo che "tutto farà schifo per sempre". Occorre muoversi, visto che non si può restare fermi, pena la morte corporale o virtuale, comunque sempre reale. Ma se il movimento è una necessità, lasciandosi andare nel flusso delle cose si può avere l'impressione che sia il destino ad agire e noi ad essere agitati da esso.
Probabilmente invece, se il movimento è una necessità, abbiamo tutti una certa libertà di muoverci da un lato piuttosto che da un altro. Allora se le nostre incompiute, con qualche colore o qualche piccola spesa, possono divenire qualcosa che risponda ai bisogni della comunità, e se anche possono diventare meta di qualche strambo turista ricercatore di orride stranezze, tutto questo ben venga.
Svuotare il garage delle cose cominciate e non finite. L'arte del riciclaggio
Mi accorgo ora che questa nota è incompiuta, non so esattamente cosa manchi ma qualcosa manca di sicuro. Se così fosse, si potrebbe azzardare l'ipotesi che la cultura dell'incompletezza, abbia contagiato a livello inconscio o subculturale anche il sottoscritto. E se così fosse il cerchio si chiuderebbe: chi è nato e cresciuto in mezzo all'incompiuto, non riesce mai a concludere le cose. Il mio amico sarebbe la normalità e io sarei come lui. Per questo credo sarebbe ora di concluderle queste benedette opere e di dare loro un senso comunque, anche se sono costate cifre spropositate rispetto a questo senso, anche per smettere di propagare alle generazioni che vengono dopo di noi questa cultura dell'irrealizzato/inutile/
irrealizzabile.
(La foto l'ho gentilmente "rubata" sul profilo di "incompiuto siciliano" a questo link http://www.facebook.com/ph
oto.php?pid=20532&id=10000
0293420189#!/photo.php?pid
=20532&id=100000293420189&
fbid=100823636604083 )

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