lunedì 29 marzo 2010

L'ospedale "nuovo" di Giarre

Chi, come me, negli anni ’80 era ancora un bambino o adolescente, ricorda benissimo che “u spitalettu” era luogo di vergogne “giovanili”, ai tempi tale vergogna aveva poco a che fare con lo squallore politico che si celava dietro una delle più scandalose incompiute di Giarre; si trattava di una vergogna differente da quella che associamo oggi a quel luogo; era un luogo di perdizione piuttosto che un luogo nel quale si conducevano squallidi giochi di potere.
Ricordo ancora che solo a nominare “u spitalettu” scaturivano sorrisetti maliziosi da far arrossire le pietre.
Io, cresciuta a Macchia, percepivo forte quel senso di disagio, quell’imbarazzo mal celato anche solo nell’individuare la zona.
Ma il tempo è passato, Macchia è cambiata (non è più la periferia, la zona di serie B, adesso è migliorata rispetto al passato), Giarre è cambiata; oggi i ragazzini non provano vergogna per niente, però noi, adolescenti e giovani degli anni ’80, quella vergogna nei confronti di quel luogo continuiamo a provarla. Oggi non lo consideriamo più il posto in cui si consumavano ignobili atti “impuri” (chissà poi quali, in fondo forse ci si imboscavano le coppiette, niente di che) , oggi è diventato qualcosa di peggio: oggi, quello che dovrebbe essere il simbolo del riscatto sociale di una cittadina rimasta troppo tempo sopita, è invece diventato ulteriore motivo di vergogna. Oggi l’ospedale nuovo di Giarre rappresenta soltanto un pretesto per fare propaganda politica; solo una scusa per condurre giochi di potere che non approvo, non comprendo e vorrei tanto non esistessero. Ancora oggi si rischia di arrossire parlando dell’ospedale nuovo di Giarre, di come sia stato strumentalizzato a fini politici, di come ci sia stato donato e di come veniamo privati poco a poco di un bene estremamente prezioso.
Ma come diceva il buon vecchio De Andrè “dai diamanti non nasce niente, dal letame può nascere un fiore” e dal letame di tutta questa triste vicenda sta nascendo la consapevolezza che di fronte a tali eventi vergognosi non esiste colore politico, non esistono ideologie contrapposte, ma esiste un’unica forza coesa: la lotta per il bene comune; la difesa di chi non può difendersi. E ciò è dimostrato dalle tante associazioni che sono unite in questa battaglia, dalle tante persone che donano il loro tempo e la loro volontà per non doversi più vergognare di quel luogo, ma per poterlo ergere a vanto cittadino. È questo il riscatto tanto agognato per quel luogo che tanto ci ha fatto arrossire per pudore e che oggi è riuscito a dare uno scossone ad un nucleo sociale che per troppo tempo ha permesso che alcune cose gli scivolassero addosso nella quasi totale indifferenza. Oggi quell’indifferenza non va più bene, oggi c’è voglia di capire perché succedono cose sbagliate e c’è la necessità di cambiare queste cose, oggi non vogliamo vergognarci più.
Un elogio a chi si sta battendo per questa causa.
Bravi ragazzi, siete l’orgoglio di Giarre e dei Giarresi!!!

sabato 20 marzo 2010

Ospedale di Giarre: cosa chiediamo e vogliamo!

Di Angelo D'Anna

E' stato ribadito che i posti letto per acuti saranno 99 cui si aggiungono 18 in Day Hospital ... per posti letto è il terzo dei 7 ospedali "periferici". Oggi in tanti si dichiareranno soddisfatti e misureranno tale sentimento in base al proprio angolo visuale: sappiamo che la stessa cosa può essere apprezzata diversamente a seconda delle condizioni di partenza, delle aspettative, del grado di impegno e coinvolgimento fisico ed emotivo. Come Rete delle Associazioni osserviamo che la mobilitazione civile, ordinata, capillare, multiarticolata di tanti cittadini ha certamente sortito degli effetti positivi "sul dimensionamento"... Non si era vista una mobilitazione così estesa, che ha coinvolto trasversalmente tanti diverse entità sociali, culturali, politiche, ... le agenzie educative, le associazioni di categoria, i media, ... e che da Giarre, poi Riposto si è estesa gradualmente a Mascali, Piedimonte e poi a tutti i Comuni del distretto sanitario ed oggi anche aii Comuni confinanti con il distretto (S. Venerina, Zafferana, Acireale ... ma anche Randazzo sull'altro versante). Ma non è sufficiente guardare ovviamente alla quantità: dobbiamo adesso guardare ai contenuti specifici, capirne i tempi realizzativi, vedere se si avranno duplicazioni a mero vantaggio del P.O. di Acireale che contraddirebbero ancora alle logiche riorganizzative. Adesso, come abbiamo sempre scritto, vogliamo che l'Ospedale faccia un salto di qualità in termini di efficacia ed efficienza, che ritorni ad essere punto di riferimento per i cittadini che debbono sapere quali servizi troveranno, servizi connotati da professionalità, cortesia ed attenzione all'ammalato, centro del servizio sanitario e non oggetto su cui scaricare le debolezze ed inefficienze dell'organizzazione. Pertanto le azioni in campo continueranno, e saranno resi chiari ed espliciti gli obiettivi su cui misureremo l'effettiva volontà di migliorare il nostro Ospedale. Noi oggi, avendo messo nero su bianco cosa ritenevamo importante garantire per l'Ospedale di Giarre saremo in condizione di "misurare" il grado di soddisfazione e, come detto, non ci fermeremo solo alla prima analisi ... già da domani proveremo a dire queste cose al Presidente Lombardo, che sappia cosa è stato fatto e cosa si farà in prosieguo ...

(N.D.R) Il commento originario di Angelo D'Anna, si trova a questo link e mi è sembrato molto adatto a riassumere la situazione di oggi 20/03/2010)

domenica 7 marzo 2010

Io vengo da qui (Giarre-Riposto)


Non si può non partire da sé stessi. Sono nato a Riposto quando ancora qualcuno nasceva in casa e da gente onesta e laboriosa. Mio padre faceva il bracciante, mia madre, che il Signore mi conserva ancora, la casalinga e aiutava papà in campagna. Dal 1973 al 1993 abbiamo abitato a Macchia di Giarre, ma una parte del mio cuore stava di casa a Quartirello di Riposto. Nato a Riposto, residente a Giarre. Qualche volta si va in autobus, qualche altra volta in bicicletta. Anche a piedi: sono un po' lento ma non ho mai avuto paura di camminare. Ci sono i fiori della signora P. da andare ad innaffiare a Riposto in estate e quel giardinetto e l'odore del garage ce li ho ancora negli occhi e nel naso.
Appartengo a una generazione che non ha mai visto muri tra Giarre e Riposto: quei muri, che alcuni definiscono invisibili, semplicemente non esistono, secondo me.
Via Settembrini e Via Ungaretti erano le strade che mi venivano più comode per raggiungere Quartirello, il frigo della nonna sempre pieno di squisitezze, la dolcezza, sempre comprensiva e disponibile verso tutti della zia G. e l'amore ruvido, egoista e generoso allo stesso tempo, della nonna M.
Per altri versi non mi sento di dire di avere avuto un'infanzia e un'adolescenza felici, ma resta il fatto che io vengo da qui e ne sono contento. Vorrei che lo fossero anche tutti gli altri e sono convinto che in cuor loro lo sono. Solo che per parecchio tempo non lo è sembrato. Ora è tempo di far affiorare questa contentezza e questo orgoglio, di usare il cervello e far lavorare la fantasia.
Il Corso Italia è lastricato di basalti e arriva quasi fino al mare. E molto lungo e da lontano sembra un fiume nero. Magari è per questo che col tempo la gente è diventata scura e monotona. Il fatto è che non ci rendiamo conto che quei basalti sono bellissimi, tutti diversi gli uni dagli altri, hanno il colore serio della lava della nostra montagna dopo che si è raffreddata. Ma c'è bisogno continuo di lavoro di scalpello, per renderli meno sdrucciolevoli e meno uniformi.
Del resto il Corso Italia unisce Giarre e Riposto senza interrompersi nemmeno alla ferrovia che ha unito e unisce la Sicilia orientale. Spero che a nessuno mai venga l'idea di chiudere quel passaggio con un muro. E' essenziale che il flusso tra Giarre e Riposto non si interrompa mai a quel passo, se non l'unico, è il più potente dal punto di vista simbolico.
Io vengo da qui, un posto dove ci sono anche tanti problemi: una classe politico-amministrativa che non sempre è stata od è all'altezza della situazione. Non condivido neanche l'opinione che in passato sia stata meglio di oggi. L'oggi è sempre figlio del passato e il fatto che ieri abbiamo avuto onorevoli e ministri in fin dei conti non ci ha portato alcun vantaggio, se non monumenti e vestigia di una "scuola architettonica" fondata sui lavori pubblici incompiuti e i cui architetti non volevano fare niente di grande od originale ma solo affari.
La delinquenza che avanza sempre e diviene man mano sempre più rozza e ignorante e per questo più pericolosa: tutta una classe di persone da contenere, ma anche da recuperare, perché se vogliamo stare tutti più sicuri non bastano i poliziotti, occorre anche la diffusione di una cultura, ma quella viva e vitale che sorge sponanea nelle comunità coese e si sviluppa fuori dalle case degli snob e degli intellettuali . E occorre anche dare a tutti quelli che lo vogliono la possibilità di lavorare, magari duramente, migliorando la loro posizione e quella dei figli. Come si faceva una volta quando c'erano gente come mio padre e mia madre che non hanno lesinato nessuno sforzo pur di aiutare mio fratello e me a raggiungere un futuro meno precario del loro.
E poi l'economia che si è trasformata da agricola e commerciale in una gelatina opaca, dove non si sa più nemmeno qual'è il settore trainante e su cosa bisognerebbe puntare. Un economia che sicuramente avrebbe necessità di una struttura amministrativa nuova, sovracomunale, che guardi con lungimiranza e coordini gli sforzi e la buona volontà di tutti.
Tuttavia, malgrado i problemi, io vengo da qui e non voglio andare in nessun altro posto. Quindi non mi resta che amare, resistere e, se necessario, fare sentire la mia voce arrabbiata. La nostra voce arrabbiata ma onesta e pacifica. Veniamo da qui e qui vogliamo restare, qui resteremo legati ovunque ci spostiamo.
Personalmente non credo che alla fine ci sarà Giarre-Riposto, ma che quando decideremo di ricominciare, tutti insieme le daremo un nome nuovo, che porti bene alle generazioni nuove.